È risaputo che la pratica sportiva induca profonde modificazioni dell’organismo, a loro volta responsabili di una maggior funzionalità generale.

Queste sono differenti in base all’attività e al carico allenante ma, soprattutto, in base al tipo di impegno muscolare, metabolico e cardio-respiratorio.

Migliorando l’efficienza cardio-circolatoria, il cuore pompa più sangue ed esegue meno battiti al minuto; parallelamente, la pressione di abbassa. Gli scambi gassosi migliorano, i bronchi si dilatano più facilmente e gli atti respiratori diminuiscono nell’unità di tempo. Si ha quasi sempre una buona omeostasi glicemica, una lipemia nei margini di sicurezza ecc.

A primo acchito, sembrerebbe che le analisi del sangue dello sportivo debbano risultare “sempre perfette”. In realtà non è così.

L’esercizio motorio, soprattutto intensa e/o prolungata, può alterare diversi fattori del sangue e delle urine. A causa dell’aumentata attività metabolica, infatti, certi parametri “escono dal range di normalità”; non per questo, tuttavia, devono essere considerati come marcatori patologici.

Perché le analisi del sangue dello sportivo possono risultare alterate?

Le analisi del sangue dello sportivo possono risultare alterate soprattutto per due ragioni:

  1. Modificazioni emoreologiche esercizio indotte in acuto e nell’immediato post-esercizio. Rappresentano un cambiamento immediato di vari parametri, situazione per la quale si consiglia sempre di eseguire gli accertamenti programmati in condizioni di assoluto riposo;
  2. Presenza di metaboliti e cataboliti che permangono anche nel lungo post-esercizio. Trattasi di alterazioni fisiologiche che “dovrebbero” rientrare nei valori di normalità a distanza di circa 1-2 giorni (ma dipende dal carico allenante applicato). Va da se’ che, ravvicinando le sedute, questi parametri risulteranno cronicamente alterati – ma, ribadiamo, non per questo patologici.

Modifiche emoreologiche esercizio indotte

L’apporto ottimale di ossigeno ai tessuti è essenziale per una corretta prestazione atletica di resistenza (e non solo).

Un’adeguata ossigenazione dipende anche dalla capacità di perfusione – quindi dalle proprietà emoreologiche* – e dal microcircolo.

l’emoreologia è lo studio delle caratteristiche reologiche del sangue (grado di viscosità, velocità di flusso ecc.), in condizioni normali e patologiche.

L’esercizio fisico regolare è un elemento benefico per lo stato reologico; l’impatto può tuttavia variare a seconda del tipo, dell’intensità e della durata dello stimolo.

Esso determina modificazioni sia macro-, sia micro-reologiche, soprattutto negli esercizi brevi e ad alta intensità.

In un recente studio datato 2021 (Alterations of Selected Hemorheological and Metabolic Parameters Induced by Physical Activity in Untrained Men and Sportsmen) queste alterazioni sono state osservate in atleti professionisti (giocatori di calcio e hockey su ghiaccio) e individui non allenati.

L’esercizio è stato eseguito su un tapis roulant in concomitanza dell’analisi spiroergometrica.

Sono stati prelevati campioni di sangue prima e dopo l’esercizio, per analizzare:

  • concentrazione di lattato;
  • parametri ematologici;
  • viscosità del sangue e del plasma;
  • deformabilità e l’aggregazione dei globuli rossi (RBC).

La pratica di esercizio ha determinato un incremento del numero dei leucociti, dei globuli rossi e delle piastrine, e la viscosità del sangue, con massima entità nel gruppo non allenato.

Nel post-workout è leggermente diminuita la deformabilità dei globuli rossi, ma ha mostrato valori migliori nell’hockey su ghiaccio rispetto ai giocatori di calcio.

L’aggregazione dei globuli rossi è aumentata con l’esercizio, soprattutto nei giocatori di hockey su ghiaccio.

Il lattato è aumentato principalmente nei giocatori di calcio e il tasso di scambio respiratorio è stato il più basso nei giocatori di hockey su ghiaccio.

Complessivamente, l’esercizio breve e ad alta intensità ha alterato i parametri macro e microreologicisoprattutto nel gruppo non allenato.

Eseguire le analisi del sangue nel post-allenamento non è la migliore delle idee.

Le analisi del sangue dello sportivo dovrebbero essere valutate in maniera più “elastica” rispetto al sedentario.

L’aumento di certi marker plasmatici, come CPK, creatinina, BUN, transaminasi e altri enzimi cellulari, nell’atleta è spesso riconducibile alla pratica allenante.

Rimane pertanto fondamentale contestualizzare i valori fuori range, valutando anche lo stato di salute generale, la presenza di sintomi o segni clinici utili, la storia clinica della persona e, non di meno, altri marker più indicativi.