Ogni anno circa tremila persone over 70 in Italia sono colpite da una sindrome mielodisplastica, malattie tipiche degli anziani e poco conosciute, destinate a essere sempre più diffuse per via dell’invecchiamento generale della popolazione. Sono tumori del sangue caratterizzati da un’anemia grave, che costringe i pazienti a continue trasfusioni di sangue, con due risvolti particolarmente negativi: i frequenti accessi in ospedale per le trasfusioni e l’obbligo di assumere una terapia ferrochelante, per evitare che il ferro in eccesso danneggi organi vitali come cuore, fegato e pancreas. L’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha però da poco approvato la rimborsabilità di un medicinale (luspatercept) che può ridurre il numero di trasfusioni necessarie, con un impatto significativo sia sulla sopravvivenza a lungo termine dei malati sia sulla loro qualità di vita.

Cosa sono le sindromi mielodisplastiche
«Le sindromi mielodisplastiche (chiamate anche mielodisplasie) sono un gruppo eterogeneo di malattie del sangue causate dal danneggiamento delle cellule staminali del midollo osseo – spiega Matteo Della Porta, direttore dell’Unità Leucemie al Cancer Center dell’IRCCS Humanitas di Milano -. Le cellule staminali danneggiate non riescono a produrre una quantità adeguata di cellule del sangue funzionali e questo porta a una carenza di globuli bianchi, globuli rossi e/o piastrine. Questo causa patologie estremamente diverse fra loro: alcuni pazienti hanno la stessa aspettativa di vita della media della popolazione, altri vanno invece incontro a una rapida evoluzione in leucemia mieloide acuta». Spesso in fase iniziale non ci sono sintomi evidenti e la malattia viene quindi diagnosticata in ritardo, oppure casualmente grazie a esami del sangue fatti per altre ragioni. «Avere una diagnosi precoce e precisa è invece molto importante per poter impostare la terapia migliore, prolungare la sopravvivenza dei malati e migliorarne la qualità di vita – sottolinea Della Porta -. Se scoperta per tempo la malattia si può contrastare ed evitare che evolva in una leucemia, le nuove terapie a disposizione sono molte».

Il nuovo farmaco
Fra queste c’è luspatercept, un medicinale che agisce sulla mancata o insufficiente produzione di globuli rossi e ha dimostrato, in diversi studi, di ridurre il numero di trasfusioni (il 60% dei pazienti riesci addirittura a farne a meno), con conseguenze molto positive per i malati. Era stato presentato nel dicembre 2018 fra le novità principali al convegno dell’American Society of Hematology, nel 2021 aveva ottenuto la rimborsabilità, anche nel nostro Paese, nei pazienti adulti che soffrono di anemia dipendente da trasfusioni di sangue, dovuta a sindromi mielodisplastiche o beta-talassemia. Ora il via libera di Aifa estende l’autorizzazione a pazienti adulti con anemia dipendente da trasfusioni di sangue dovuta a sindromi mielodisplastiche a rischio molto basso, basso e intermedio. «L’insufficienza di globuli rossi, in quasi tutti i pazienti, nel tempo diventa severa e necessita di un supporto con regolari trasfusioni di sangue che possono diventare anche molto frequenti – spiega l’esperto -. Nel trattamento delle sindromi mielodisplastiche a basso rischio pochi pazienti mostrano una risposta duratura agli agenti stimolanti l’eritropoiesi (la produzione di globuli rossi), circa il 30% non è candidabile a riceverli o non ne trae beneficio e per un altro 30% hanno un effetto limitato nel tempo, non superiore a un anno. Per questo servono opzioni terapeutiche più efficaci per affrontare l’anemia. Luspatercept è il primo farmaco in 40 anni a dimostrare superiorità rispetto alla epoetina alfa, agente che stimola l’eritropoiesi e per decenni terapia di riferimento».

Cambia la cura di prima linea per i malati
Lo studio COMMANDS, pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet e presentato per la prima volta nel 2023 in sessione plenaria al congresso della Società Europea di Ematologia, ha valutato luspatercept rispetto ad epoetina alfa per il trattamento di prima linea dell’anemia nei pazienti adulti con sindromi mielodisplastiche a rischio molto basso, basso o intermedio, che richiedono trasfusioni di globuli rossi. «Luspatercept agisce in maniera del tutto innovativa sulla eritropoiesi inefficace, aumentando la quantità di globuli rossi, interferendo con i segnali negativi che nelle mielodisplasie ne sopprimono la produzione – chiarisce Valeria Santini, responsabile MDS Unit all’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze -. Nello studio COMMANDS quasi il doppio dei pazienti trattati con luspatercept ha ottenuto l’indipendenza dalle trasfusioni con conseguente aumento dell’emoglobina (il 60% rispetto al 35% con epoetina alfa). E una risposta duratura (tempo libero da trasfusioni superiore a 2 anni, quasi 12 mesi in più rispetto ad epoetina alfa). L’approvazione da parte di Aifa come trattamento di prima linea dell’anemia cambia, dunque, la pratica clinica».

Sintomi da non trascurare
Quali sono i sintomi da non trascurare? «La manifestazione clinica più frequente è costituita dall’anemia e, spesso, dalla necessità di trasfusioni di sangue, ma i pazienti con mielodisplasie possono essere soggetti anche a infezioni ed emorragie – risponde Santini, presidente del Comitato Scientifico FISiM (Fondazione Italiana Sindromi Mielodisplastiche) -. I sintomi e il decorso variano in modo significativo in base al tipo di cellula ematica colpita. I sintomi più frequenti dovuti alla carenza di emoglobina sono rappresentati da stanchezza, perdita di peso, difficoltà respiratorie e battito cardiaco accelerato. L’impatto sulla qualità di vita è enorme, soprattutto per le persone con anemia grave che devono recarsi in ospedale, in alcuni casi ogni settimana, per le trasfusioni di sangue». Senza dimenticare che la gran parte dei pazienti ha più di 70 anni e, non di rado, soffre di qualche altra patologia concomitante. «Per questo servono centri specializzati, con medici esperti nell’affrontare le molte difficoltà nella gestione terapeutica – conclude Annamaria Nosari, vicepresidente AIPaSiM (Associazione Italiana Pazienti con Sindrome Mielodisplastica) -. Per l’anziano spostarsi per raggiungere il centro di cura per le trasfusioni può diventare molto complesso ed è una condizione che pesa sulla famiglia e sul servizio sanitario. Essere indipendenti dalle trasfusioni, quindi, è un vero miglioramento radicale».

 

Fonte: Corriere Salute