Quando si eseguono esami del sangue è buona norma farlo seguendo un criterio clinico, ovvero cercare quello che si pensa si possa trovare. Prescrivere “a strascico” per “controllo” esami ematochimici non è una cosa molto saggia. Si rischia di non trovare ciò che si cerca e di dare indicazioni non corrette. Inoltre, ci sono delle indagini che vanno prescritte con una precisa indicazione, altre obsolete, altre con poca o nulla rilevanza. Ma, invece, ce ne sono altre molto importanti, che sono quelle più indicative.

Il rischio cardiovascolare

Se si ha un problema di sovrappeso o qualche familiare che ha avuto problemi cardiovascolari in età giovanile, per esempio, ciò che bisogna verificare è il rischio cardiovascolare, quindi il valore del colesterolo totale, dell’HDL Colesterolo, Trigliceridi, l’Emoglobina Glicata, e oltre questi un esame spesso poco richiesto routinariamente, ma nel caso di una storia familiare di patologie cardiovascolari sarebbe il caso di farlo almeno una volta nella vita ed è il dosaggio della Lipoproteina a. (Lp-a).

Il colesterolo

Quando il medico lo richiede? In condizioni di familiarità per patologie aterosclerotiche in età giovanile, per esempio, è utile la determinazione della Lp-a per verificare se, anche con valori di colesterolo normali, è presente un rischio cardiovascolare su base genetica. La prescrizione può essere indicata anche in presenza di persone con ipercolesterolemia ereditaria, patologie aterosclerotiche cardiache o vascolari, elevati livelli di colesterolo LDL (quello”cattivo”).

È utile anche per le donne che entrano in menopausa, quando la diminuzione del livello di estrogeni le rende più suscettibili al rischio cardiovascolare. Ma, cosa importante da sapere: non va dosata frequentemente, perché i valori legati a fattori genetici individuali, sono sostanzialmente stabili nel tempo. Quali sono i valori normali? Sotto i 50 mg/dl il valore non desta alcuna preoccupazione, sopra i 150 mg/dl, invece, c’è una moltiplicazione di tre volte del rischio globale rispetto ai fattori di rischio tradizionali. Tra 50 mg/dl e 150 mg/dl bisogna tenere attentamente d’occhio i valori della glicemia, ed il Colesterolo LDL.

Sottolineo come un dato isolato, senza la valutazione di tutto il profilo lipidico, Colesterolo Totale, HDL, LDL, Trigliceridi, abbia una valenza relativa, anche perché al momento non esistono terapie specifiche per diminuire il livello di Lpa e come fattore isolato non c’è una relazione dimostrata con l’aumento del rischio cardiovascolare. Assume una valenza importante come moltiplicatore del rischio in persone con elevati livelli di Colesterolo LDL.

L’omocisteina

Un’altra indagine che è utile è il dosaggio dell’omocisteina. È un aminoacido che deriva dal metabolismo della metionina, un aminoacido essenziale la cui introduzione avviene mediante l’alimentazione (soprattutto con il consumo di carne, uova, latte, legumi). Grazie all’azione delle vitamine B6 e B12 e dell’acido folico in condizioni fisiologiche l’omocisteina viene trasformata in altri prodotti. Se vi sono alterazioni significative, in eccesso, c’è un aumento del rischio cardiovascolare. Quali sono i valori di questa sostanza nel sangue e che significato assumono? Sono da 16-30 ?mol/L: rischio moderato; da 31-100 ?mol/L: rischio medio;>100 ?mol/L: rischio severo.

Perché ho l’omocisteina alta? Come faccio a diminuirla? In primis con una corretta alimentazione, poi va verificato il valore dell’acido folico nel sangue, che può essere diminuito per una scorretta alimentazione o nel caso si assumano per lunghi periodi farmaci che inibiscono l’acidità gastrica, il che porta ad un diminuito assorbimento di sostanze che servono a sintetizzare questa importante molecola.

L’insulino-resistenza

Un altro valore che può essere importante nel caso si abbia una storia familiare di diabete di tipo II, quello non insulino dipendente e si voglia verificare se vi sia una insulino resistenza è l’HOMA Index,(Homeostasis Model Assessment) che non è una analisi specifica ma si basa su un modello matematico con cui è calcolata la sensibilità all’insulina. Questo calcolo viene fatto comparando la concentrazione di glucosio nel sangue e il livello di insulina a digiuno. Quindi non va prescritto, me per calcolarlo bisogna avere i valori di glicemia ed insulinemia a digiuno. I valori normali sono compresi tra 0,25 e 2,5, nei bambini, invece il valore cui riferirsi è 3,6.

Sapere se si è insulino-resistenti, ovvero che abbiamo livelli elevati di insulina nel sangue è importante, perché una insulinemia elevata costantemente, esaurisce prima del previsto le nostre cellule del pancreas che la producono, il che provocherà negli anni una condizione di diabete. Se si ha un Homa Index alterato la prima cosa da fare è rivedere le proprie abitudini alimentari e soprattutto aumentare l’attività fisica.

L’emoglobina glicata

Un altro esame importate che correla con l’Homa Index è l’emoglobina glicata, in sigla HbA1C, questo valore rappresenta la media della nostra glicemia in un arco temporale di 2-3 mesi ed esprime in modo accurato il nostro profilo glicemico nel periodo corrispondente. Significa che mentre la glicemia nel sangue rappresenta una istantanea l’emoglobina glicata raffigura la variazione glicemica nell’arco temporale descritto. Quindi è importante eseguirla in tutti i casi in cui si abbia il sospetto di una condizione diabetica preclinica, ovvero senza sintomi. Anche in questo caso, in presenza di valori elevati, la prima cosa da fare è intervenire sull’alimentazione e sullo stile di vita, si è visto infatti che se si interviene precocemente su questi due fattori, il valore torna alla normalità in moltissimi casi.

Capire se c’è un’infiammazione

Un’indagine utile è il dosaggio della proteina C reattiva, un indice di infiammazione, se il valore è elevato è segno che nel nostro organismo c’è uno stato infiammatorio in atto, significa che, se per esempio abbiamo la gola arrossata, ma la PCR è normale, non è una condizione tale per prescrivere un antibiotico. Se, invece, nonostante si stia in buona salute, noi medici diciamo sempre “apparente buona salute”, in sigla “a.b.s., ma il valore è alto bisogna innanzitutto controllare la propria bocca, i denti, infatti, spesso, o la “paradenzio”, il tessuto gengivale, sono portatori di infezioni spesso misconosciute, ma pericolose, soprattutto in caso di patologie valvolari cardiache, in questo caso meglio farsi controllare dall’odontoiatra, nel caso di patologie parodontali, che si manifestano con sanguinamenti gengivali, fa fatta una pulizia approfondita.

 

Fonte: Repubblica Salute