Un semplice prelievo di sangue: basta questo per individuare i processi biologici e biochimici alla base delle malattie e indicare se l’alimentazione della persona è corretta, in che modo l’organismo metabolizzi e, in caso di danno, di segnalare dove è situato. Come? Grazie alla misurazione di specifici marcatori biologici. L’obiettivo è prevenire. Il 50% delle malattie è infatti evitabile se si adottano stili di vita corretti: mangiare in modo sano, non fumare, praticare moderata attività fisica. “Oggi sono in grande sviluppo le scienze omiche, legate alla biologia molecolare e alla genetica, che si basano sull’azione di innovativi biomarcatori, molecole in grado di permettere l’individuazione di danni all’organismo, spesso causati anche dall’ambiente in cui viviamo. In particolare, il biomarcatore TMAO, trimetilammina ossido, è una sostanza capace di indurre danno alle arterie e può quindi essere considerato a tutti gli effetti un nuovo biomarcatore estremamente sensibile e collegato al rischio cardiaco”, ha affermato Fulvio Ferrara, Direttore del Dipartimento di Medicina di laboratorio, Genetica medica e Anatomia patologica del Centro Diagnostico Italiano intervenendo al convegno “Le strategie ESG secondo l’approccio one health”, presso la sede dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano, con l’Ordine degli Avvocati e in collaborazione con SIMCRI e Assobiotec, Associazione nazionale di Federchimica per lo sviluppo delle biotecnologie.

One health

Se l’analisi del biomarcatore evidenzia un problema si può intervenire per migliorare sia i nutrienti introdotti che la scelta delle loro fonti: spesso, infatti, le cause di disfunzioni a carico dell’organismo sono anche coltivazioni e allevamenti intensivi. “L’approccio one health, se applicato correttamente, permetterebbe di intervenire anche sulla filiera alimentare, con un beneficio per tutti, ambiente e animali inclusi”, ha sottolineato Ferrara. Nell’ambito dello sviluppo dei concetti di one health, la SIMCRI si è fatta promotrice, con l’Ordine dei Commercialisti, dello sviluppo di iniziative che consentano di prevenire le patologie prima di doverle curare. “È fondamentale operare una rivoluzione negli stili di vita del singolo, con interventi in ambito economico e ambientale, per poter incidere sul benessere dell’intera società e dell’ecosistema”, ha detto Eugenio Caradonna, Presidente SIMCRI, Società Italiana di Medicina e Chirurgia Rigenerativa Polispecialistica.

Strategie sostenibili

Alle aziende, oggi, vengono richiesti dai legislatori investimenti in sostenibilità, spesso nell’ambito delle strategie ESG (environment, social e governance), ma spesso il focus sull’ambiente non tiene conto di una visione integrata, in grado di includere anche il mondo delle imprese. L’approccio one health potrebbe essere mutuato anche all’interno degli investimenti e dell’universo imprenditoriale. “Una delle iniziative più diffuse è l’acquisto e la piantumazione di alberi: un’azione legata all’agricoltura rigenerativa in grado di portare un concreto vantaggio sia all’ambiente che alle persone. Se si studiassero investimenti a 360°, in grado di porre la parte economica a supporto di un approccio olistico con una strategia integrata, i risultati sarebbero rapidamente visibili”, ha spiegato Marcella Caradonna, Presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Milano.

Il ruolo dell’alimentazione

Per prevenire lo sviluppo di numerose patologie è possibile integrare l’utilizzo di nutraceutici, i cosiddetti ‘farmaci per sani’, alimenti che contengono elementi fondamentali per ritardare l’insorgenza di molti disturbi, in particolare quelli legati all’invecchiamento dell’organismo. “Si tratta di intervenire prima che le malattie compaiano, un vero e proprio cambio di paradigma rispetto alle nostre abitudini, che vedono la medicina arrivare solo per risolvere un problema che si è già presentato”, ha concluso Ettore Novellino, Ordinario di Chimica Farmaceutica e Tossicologia all’Università Cattolica di Roma.

Fonte: Repubblica.it