La Celiachia fino a quarant’anni fa era considerata una malattia rara. Si pensava colpisse solo i bambini, le diagnosi erano pochissime e trovare prodotti senza glutine era una vera impresa, spesso a scapito del gusto. Oggi la celiachia non è più un mistero, ma una patologia ben riconosciuta, che interessa almeno 600.000 italiani, anche se molti ancora non lo sanno.

L’iceberg della celiachia: tanti casi ancora sommersi
Secondo l’Associazione Italiana Celiachia (AIC), solo 265.000 persone hanno ricevuto una diagnosi ufficiale, ma si stima che i celiaci in Italia siano almeno 400.000 in più. Un vero e proprio “iceberg”: la maggior parte dei casi resta ancora sommersa, spesso per mancanza di sintomi evidenti o per scarsa informazione.

Eppure, seguire una dieta senza glutine non è una moda, ma l’unica cura efficace per evitare gravi complicazioni, dall’infertilità all’osteoporosi.

Screening nazionale: l’Italia guida la svolta
Un passo decisivo è stato fatto con la Legge 130/2023, che ha introdotto uno screening nazionale per la celiachia e il diabete di tipo 1 nei bambini. È la prima legge al mondo a prevedere un simile programma su scala nazionale. I primi risultati del progetto pilota, chiamato D1CE screen, sono sorprendenti.

Su oltre 4.000 bambini tra i 2 e i 10 anni testati in Lombardia, Sardegna, Marche e Campania, il 2,9% è risultato positivo al test genetico che indica una predisposizione alla celiachia. Un dato ben superiore all’1-1,5% atteso.

Non è una diagnosi, ma un campanello d’allarme
Attenzione: un test positivo non significa automaticamente essere celiaci. Come spiega il dott. Marco Silano, direttore del Dipartimento Malattie endocrino-metaboliche dell’Istituto Superiore di Sanità e coordinatore scientifico di AIC, la diagnosi deve essere confermata da esami specifici del sangue e, se necessario, da una biopsia intestinale.

Tuttavia, sapere di essere predisposti può fare la differenza: permette di monitorare i sintomi, eseguire controlli periodici e arrivare a una diagnosi precoce, riducendo il rischio di complicazioni.

Il test? Semplice e poco invasivo
Lo screening prevede un piccolo prelievo capillare dal dito del bambino. Su una goccia di sangue vengono cercate le varianti genetiche DQ2 e DQ8, necessarie per sviluppare la celiachia (ma non sufficienti), e auto-anticorpi legati al diabete di tipo 1.

I risultati positivi vengono approfonditi con test più specifici presso laboratori specializzati, come quello dell’Ospedale San Raffaele di Milano.

I sintomi? Spesso silenziosi (o poco chiari)
La celiachia può manifestarsi in modi molto diversi, e non sempre con i classici sintomi gastrointestinali. Nei bambini si osservano spesso diarrea, vomito, perdita di peso e inappetenza. Negli adulti, invece, i segnali possono essere più sfumati: anemia, osteoporosi, cicli irregolari, difficoltà a concepire, problemi a denti, unghie e capelli.

Inoltre, ci si può ammalare a qualsiasi età, perfino in età avanzata. Per questo è fondamentale non sottovalutare sintomi persistenti e affidarsi a uno specialista per gli accertamenti.

Diagnosi e trattamento: cosa sapere
Chi sospetta di essere celiaco deve sottoporsi a esami del sangue specifici per rilevare gli anticorpi anti-endomisio e anti-transglutaminasi tissutale. Se positivi, la conferma arriva con una biopsia intestinale, che evidenzia la tipica infiammazione e l’appiattimento dei villi intestinali.

Ma attenzione: non bisogna eliminare il glutine dalla dieta prima degli esami, altrimenti i test potrebbero risultare falsamente negativi. Solo dopo la diagnosi si passa alla terapia alimentare, che consiste nell’esclusione totale e permanente del glutine.

Le prospettive future: farmaci in arrivo?
La ricerca sta esplorando nuove vie terapeutiche, tra cui inibitori della transglutaminasi 2 e molecole capaci di “pre-digerire” il glutine prima che raggiunga l’intestino. Ma, come sottolinea Silano, siamo ancora lontani da applicazioni pratiche. Al momento, l’unico trattamento realmente efficace resta la dieta priva di glutine.

Conclusione
La celiachia non è più una malattia rara, ma una condizione sempre più diffusa, che può colpire in qualsiasi fase della vita. Grazie allo screening pediatrico nazionale, l’Italia si sta muovendo per intercettare i casi nascosti e proteggere la salute dei cittadini fin dall’infanzia.

L’informazione, la diagnosi precoce e la consapevolezza sono oggi le nostre armi più potenti. E in attesa di cure alternative, una dieta rigorosa senza glutine rimane il pilastro fondamentale per vivere bene, senza rinunce e senza rischi.